sabato 14 aprile 2012

Checco Zalone in "Che bella giornata"


                                           " Che bella giornata"

La vita di Checco ,addetto alla sicurezza di una misera discoteca della Brianza ,ha subito una serie di importanti cambiamenti :la richiesta di misure straordinarie per i luoghi a rischio di attenti lo ha portato a rinforzare le file della sicurety per il Duomo di Milano e l'incontro con Farah ,una studentessa  straniera d'architettura ,che gli ha fatto conoscere le gioie dell'amore .Tuttavia ,le capacita' intellettuali di Checco e la vera identita' della sua ragazza si rivelano una vera e propria minaccia per ilpatrimonio artistico italiano.....

Che bella giornata

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Gemellaggio Matera e Petra

MATERA – Turismo, cultura e, sopratutto, rapporti tra le due sponde del Mediterraneo tra città patrimonio dell’Unesco caratterizzano il gemellaggio tra Matera e Petra (Giordania), sottoscritto in serata, a Matera, dal sindaco, Salvatore Adduce, e l’ambasciatrice in Italia del Regno di Giordania, principessa Wijdan al-Hashemi. L'intesa, che segue a una collaborazione avviata nel 2003 grazie a una associazione locale, è stata sottoscritta al termine della tavola rotonda sul tema “Le nuove formule della cooperazione culturale nel Mediterraneo”, organizzata dall’Istituto alti studi euro mediterranei (Iasem) e che ha visto la partecipazione tra gli altri del vicepresidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella, e del responsabile del parco archeologico di Petra, Emad Jijazeen. 

“Per Matera – ha detto Adduce – è un atto importante che lega due siti patrimonio dell’Umanità e che rafforza il programma di candidatura a Matera capitale europea della cultura per il 2019. Ci impegneremo ad attivare percorsi che possano portare risorse e l’attenzione dovuta per la tutela dei nostri Sassi”. 

Il sindaco ha evidenziato come Matera ospiti da alcuni anni squadre di giovanissimi per il torneo internazionale “Minibasket in Piazza” e come la Scuola di Archeologia dell’Università di Basilicata, insieme alla Regione e a SviluppUmbria sia impegnata a Petra per un lavoro di ricerca archeologica”. Adduce ha poi ricordato l’esperienza delle tecniche di recupero degli antichi rioni di tufo. L'ambasciatrice giordana ha evidenziato la valenza “umanitaria” del gemellaggio. “E' – ha detto la principessa Wijdan al Hashemi – prima di tutto un segno dei contatti tra le comunità delle due città su vari temi, legati dalla tradizione culturale mediterranea”.


Matera e Petra gemellate per attraversare la storia

Vini DOC Materani

di EMILIO OLIVA Cinque nuove doc per i vini materani MATERA - Si allarga la famiglia dei vini Matera doc. Un segnale importante in un momento di crisi, malgrado la produzione locale sia comunque in leggera crescita. Il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha approvato le modifiche e le integrazioni al disciplinare di produzione proposte dal Consorzio di tutela Matera doc, insieme con il Dipartimento Agricoltura della Regione, per cinque tipologie di vini. La denominazione di origine controllata è stata riconosciuta a Matera Primitivo Passito, Matera Rosato, Matera Moro Riserva, Matera Bianco Passito e Matera Spumante Rosè. Diventano in tutto undici le tipologie di vini doc di cui la provincia adesso può fregiarsi. 

Le new entry, che i consumatori avranno a disposizione dalla prossima annata, si aggiungono aMatera Bianco, Matera Greco, Matera Moro, Matera Rosso e Spumante. «È un sintomo della duttilità e della qualità del nostro territorio e delle nostre produzioni, che adesso possono affrontare meglio il mercato, per essere più competitive. Ora i nostri vini doc possono accompagnare tutti i piatti del menù, dall’antipasto al dolce», spiega Francesco Battifarano, 34 anni, presidente del Consorzio di tutela, titolare di u n’azienda che ha secoli di storia ed è stata la prima a fregiarsi del marchio doc con l’etichetta di “Greco Le Paglie”. 

La decisione ministeriale, al di là di quello che si potrebbe immaginare leggendo di modifiche e integrazioni al disciplinare di produzione, non è stata una semplice formalità burocratica. «Un vino diventa doc quando c’è una tradizione enologica e un valore intrinseco del territorio che devono essere dimostrati scientificamente. Nel nostro caso dietro questo successo c’è un anno e mezzo di lavoro che abbiamo svolto insieme alla Regione. Importante è stato anche il ruolo della Camera di commercio materana attraverso il lavoro svolto dalle commissioni degustazione », sottolinea Battifarano. 

«Quando nel 2005 abbiamo ottenuto la prima doc sul primitivo, al termine di un processo durato cinque anni, ci siamo dovuti guardare dagli strali dei produttori di Manduria – continua – che volevano difendere l’unicità del primitivo pugliese. Oggi abbiamo la doc anche per il primitivo passito e per un rosato e uno spumante rosè metodo classico da primitivo. In altre parole, abbiamo completato la gamma di questa tipologia di vino». 

Tra i produttori, che da questo traguardo si attendono un’ulteriore spinta sul piano commerciale, può andare orgoglioso Michele Dragone, per l’esclusività del suo spumante rosè “Ergo Sum” ottenute da uve primitivo. Esprime soddisfazione anche Rocco Graziadei, 55 anni, titolare dell’azienda Cardillo produttrice del “Malandrina”, Matera Moro doc, un primitivo che si è guadagnato riconoscimenti a non finire, dai «quattro grappoli» del DuemilaVini, la «bibbia» dei sommelier, ai titoli del Bibenda e del Gambero Rosso, oltre ad una segnalazione al Vinitaly come new entry. 

«In un mercato dove arrivano una miriade di prodotti – dice Graziadei – avere una doc, addirittura ora in Riserva, è un risultato di prestigio».

sabato 31 marzo 2012

Cultura sulla Sicurezza Stradale

Cultura sulla Sicurezza Stradale

Scuola Media Don Bosco di Santeramo in Colle (BA)

Non si ferma la Cultura della Sicurezza Stradale dell’associazione Vivi La Strada.it che si è tenuta il 29 Marzo 2011, presso la Scuola Media Don Bosco di Santeramo in Colle (BA)con circa 200 studenti delle classi 2^ e 3^ media.
La giornata si è aperta con la premiazione di disegni in concorso dell’iniziativa “Un Poster per la Vita” con giudice il prof. Vito Angelillo, il Sindaco Avv. Vito Lillo, il L.Ten Raffaele Falagare, Tonio Coladonato che con grande difficoltà ha scelto i 3 disegni meritevoli di “vittoria” su 19.
A seguire il discorso ed il ringraziamento da parte del Sindaco della città avv. Vito Lillo, che esprime gratitudine a tutto l’operato di Vivi La Strada .it e incoraggia tutti i soci a non mollare questa grande battaglia e assicura che la città di Santeramo sarà sempre pronta ad accogliere e sostenere il lavoro educativo fatto da tutti gli associati.
Attento e sempre presente alle iniziative Comd.te Magg. Mario Santoro della Polmunicipale che ha elogiato Vivi La Strada .it e da parte dell’agente Giuseppe Leo ideatore del progetto della sicurezza stradale che ha ribadito il forte senso di responsabilità che hanno tutte le forze dell’ordine su strada nel far rispettare il Codice della Strada e di intraprendere queste lezioni educative sin dalla scuola elementare così da preparare e formare il futuro fruitore della strada.
Tonio Coladonato, responsabile delle pubbliche relazione di Vivi La Strada.it, attraverso slide, immagini, video ha guidato i ragazzi in questo percorso di VITA nel rispetto di quella propria e di quella altrui. Numerosi sono stati i filmati dove sono state messe in evidenzia le varie cause di sinistro stradale: distrazione, droga, parlare al cellulare, eccesso di velocità ed alcool.
Un silenzio lunghissimo per le testimonianze di due vittime lese di incidente stradale: Piero Console 30 anni di Putignano e Mario Bruno 20 anni di Santeramo. Piero è da anni che collabora con Vivi La Strada .it ed ormai è diventato un ottimo educatore e relatore, poiché attraverso la sua tragica storia può far capir meglio ai ragazzi e a chi lo ascolta che a causa di una bravata per sentirsi più “grande” si può rischiare di morire.
Mario invece ha cercato lui un contatto con l’associazione castellanese per raccontare la sua triste esperienza e per poter esser anche lui di aiuto in questa battaglia, oggi Mario in questo evento ha abbracciato il C.S.E. dei VV.F. del distaccamento di Altamura Raffaele Venezia che in quel terribile giorno del suo incidente lo ha estratto dalle lamiere salvandogli la vita.
Caloroso l’applauso, che ha dato coraggio a Piero e Mario nel continuare a non arrendersi mai.
La Dirigente Scolastica dell’istituto la Dott.ssa Rosa Scarcia ha omaggiato Piero e Mario con un ricordo della scuola ribadendo più volte di portare ovunque la loro testimonianza e di far capire con poche e semplici parole a tutti il vero valore della VITA che ognuno di noi possiede.
Presenti anche gli operatori volontari sanitari della Croce Santa Rita di Monopoli della Postazione del 118 di Gioia del Colle che hanno simulato un soccorso per un sinistro stradale, dov’era coinvolto un centauro, Coladonato ha spiegato in modo chiaro e dettagliato tutte le procedure e manovre di intervento a persona da effettuare per non creare lesioni che possano immobilizzare per sempre il ferito.
Emozionante e applauditissimo è stata la vestizione di un ragazzo 14enne da vigile del fuoco che con tuta, stivali e casco ha potuto sentirsi un pompiere per pochi istanti!! Il Capo Squadra Esperto Venezia Raffaele ha spiegato agli studenti quanto duro sia il suo lavoro e durante la proiezioni di spot e simulazioni di incidenti stradali ha commentato tutte le varie attrezzature che utilizzano per estrarre feriti incastrati all’interno dell’abitacolo.
Il Comandante L.Ten Maresciallo Falagara dell’arma dei Carabinieri di Santeramo che ha mandato un messaggio diretto ai giovani: “Ragazzi abbracciatevi alla vita, siate più attenti alla guida senza fare bravate e metteteci sempre la testa in qualsiasi cosa voi facciate!!”.
Si ringrazia per la collaborazione per questa lezione e la disponibilità il tecnico Dino Giannandrea, Annalisa Fiorelli collaboratrice di Vivi La Strada.it e Tonio Coladonato socio fondatore che con grande abnegazione da circa 5 anni porta avanti questi progetti formativi ed educativi mirati a tutti i fruitori della strada concludendo la lezione con uno slogan: “ Meglio che torni a casa mio figlio senza la patente, che la patente senza mio figlio”
Katia Ramirra Uff. Stampa Vivi La Strada.it



Restauro dei trulli di Umberto Veronesi.

 Restauro dei trulli di Umberto Veronesi.

Il borgo del Professore: il restauro dei trulli di Umberto Veronesi.

             Aldo Flore & Rosanna Venezia

                              www.arkitetti.it

“Cercare un paesaggio suggerito da macchie di calcinaccio con ombre lasciate da scrosci d’acqua e ricche di
rami scossi dal vento.”
“Anche un paesaggio può ributtarti addosso una vita primitiva abbandonata da milioni di anni e farti sentire
l’odore dell’infanzia del mondo”.
Questa è la casa del famoso oncologo Umberto Veronesi.
Quando il Professore ci affidò l’incarico di restaurare e trasformare un complesso di trulli nella sua casa per
le vacanze avevamo poco più di trent’anni e sentimmo una fortissima responsabilità.
Infatti gli immobili sebbene ci avessero affascinato sin dall’inizio, si presentavano in condizioni
particolarmente compromesse.
vista del complesso prima dei lavori
I manti di copertura esterni si presentavano crollati in più parti, gli intonaci completamente distaccati con
conseguente dilavamento delle malte e creazioni di evidenti quadri fessurativi e di infiltrazioni.
Negli interni le condizioni di conservazione erano altrettanto compromesse, risultavano mancanti le lastre di
pietra dei pavimenti, gli architravi in pietra lesionati, conci degli archi disallineati, la totale assenza degli 
infissi.
Particolare delle pietre interne dove risultano evidenti avanzati processi di degrado
Si è proceduto pertanto ad un rilievo grafico delle strutture in scala 1:20 al fine di, verificare tutte le
stratificazioni che negli anni si sono avute, di evidenziare il quadro fessurativo e procedere ad una mappatura
dei materiali, delle malte per avviare il progetto di consolidamento.
Il progetto di consolidamento e restauro è stato avviato in senso critico insieme alla progettazione degli
ambienti, delle nuove funzioni da dare agli spazi, del valore da attribuire ad ognuno per raggiungere
  • l’obiettivo di conservare, interpretare, reintegrare l’immagine.
Una volta incontrato il committente si è scelto insieme il nuovo modello distributivo, la caratterizzazione
degli ambienti con lo scopo di esaltare i materiali e la luce, senza che tutto ciò rubasse l’anima della
costruzione risalente al 1848.
Il progetto ha cercato di mantenere quella atmosfera sospesa nel tempo conservando le bucature esistenti,
gli stessi rapporti tra settori intonacati e elementi con la pietra a vista, riproponendo le lastre di pietra
calcarea per i pavimenti, senza venire inghiottiti dalle mode in corso con l’utilizzo di resine, cementi
colorati, pavimenti esotici.
La Puglia si esprime in pietra a secco come le Alpi si esprimono nelle baite in legno
La distribuzione, di conseguenza è stata studiata nel rispetto degli ambienti esistenti, non è possibile dividere
un trullo in due o più parti senza perderne la unitarietà tipologica e la continuità di immagine. Si è, invece,
lavorato sulla apertura di collegamenti tra alcuni ambienti, per favorire gli spostamenti all’interno della casa.
Una particolarità della distribuzione è quella che gli spazi interni sono stati strutturati a partire da una scelta
progettuale degli elementi esterni. Infatti, i quattro gruppi di trulli originariamente di quattro proprietari
diversi, si rivolgevano su uno spazio esterno non definito; a questo spazio abbiamo assegnato il valore di una
piazza verde da cui partono le stradine di un borgo rurale.
Così un ulivo secolare diventa il simbolo di una campagna ancora presente, sempre visibile da ognuno dei
quattro gruppi di trulli.
Il progetto di adeguamento dell’edificio alle nuove funzioni si fonde con gli interventi di consolidamento
statico, di smontaggio, revisione e montaggio delle lastre di copertura di ogni singolo trullo.
Si è proceduto, in alcuni settori dove i paramenti murari erano particolarmente compromessi, con la tecnica
dello “scuci e cuci” con lo scopo di ripristinare la continuità strutturale senza compromettere le generatrici
geometriche.
Il lavoro, andato avanti per circa tre anni ha visto due squadre di operai specializzati nelle costruzioni in
pietra; la prima dei “trullari” lavorava sulle coperture per smontare, catalogare, montare nuovamente le lastre
di pietra calcarea che caratterizzano il cono esterno del trullo; l’altra lavorava all’interno, realizzando
interventi di natura strutturale utilizzando i materiali della tradizione, quali pietra e leganti naturali ottenuti
dall’impasto di calce e terra.
Il montaggio prevede la integrazione di lastre nuove lavorate a mano una per una
Il materiale stoccato a terra è pronto per essere montato
La disposizione delle lastre avviene a secco sfruttando i peso dei conci che ne assicurano la stabilità nel tempo
Un anziano “trullaro” lavora e posiziona le lastre sulla sommità di un trullo
Gli interni, una volta consolidati venivano puliti con acqua a bassa pressione e in alcuni casi con
microsabbiatura a pressione controllata al fine di non eliminare la patina che il tempo ha assegnato alla
materia.
La pietra interna come appare dopo la pulitura
Particolare attenzione veniva rivolta agli impianti. Infatti, per quanto possibile il progetto aveva lo scopo di
non compromettere i paramenti murari, il passaggio delle tubazioni elettriche seguiva i percorsi orizzontale
al di sotto dei massetti e l’andamento delle fughe per i corpi illuminanti.
La stessa attenzione viene dedicata ai servizi igienici la cui architettura, tuttavia, non eccede mai rispetto alla
essenzialità della loro funzione pratica.
La lunga consuetudine con i materiali locali ha portato con il tempo a perfezionare alcune tipologie di infissi
come quella costituita da telai in ferro piatto verniciato.
Le maniglie vengono anch’esse realizzate in ferro forgiato a mano così come le cerniere.
La ricerca di accordi tra i materiali vecchi e quelli nuovi, sono una caratteristica del lavoro svolto, un modo
di operare senza preconcetti, ne al seguito della moda del momento.Un lessico che negli anni va affinandosi
con un senso di rispetto verso il passato che viene interrogato, e coinvolto in scelte progettuali critiche.
Il progetto ha così voluto mantenere tutte le caratteristiche del borgo, riproponendone quelle antiche, non
solo rispettando in modo conservativo le strutture e i materiali, ma progettando in chiave moderna e non
romantica i completamenti, i dettagli architettonici, gli arredi.
Così si è raggiunto l’obiettivo di preservare lo spirito del luogo, il carattere di collettività che aveva per le
famiglie di pastori, ognuno con i propri trulli privati, ma riuniti attorno ad un unico focolare, un unico forno
per sfornare il pane, un unico Jazzo (piazzale).
Oggi tutte le camere hanno la loro parte privata, i propri servizi, mentre la zona collettiva, il pranzo, la
cucina sono gli stessi per tutti, la cultura del vicinato viene interpretata in chiave moderna, la sensibilità degli
architetti è frutto non solo delle competenze tecniche, ma il risultato della conoscenza dei luoghi, delle
tradizioni, dello stile di vita.
Così infatti il trullo, lindo come la buccia a spirale che si ricava dalla mela, all’interno è come l’interno
vuoto di un frutto acerbo, l’ombra capovolta di una campana, la realizzazione a vista del circolo patriarcale
intorno al fuoco……Tornare nel trullo, nell’oscuro immemore utero materno”
La zona pranzo
Una struttura nata e conservata nel rispetto dei principi della bioarchitettura:
• spessori murari notevoli;
• ottima ventilazione;
• recupero delle acque piovane;
• uso di materiali locali e naturali;
un restauro eseguito nel rispetto delle strutture, delle tecniche costruttive tradizionali, nella conservazione di
quella eleganza architettonica frutto di tensioni formali e materiche evidente nelle bucature, nelle scale in
pietra nei rapporti tra paramenti intonacati e lastre calcaree, un restauro risultato dello studio del territorio
nel suo complesso, dai muretti a secco, alle querce, dai trulli alla cucina tradizionale….
“Lo dobbiamo ai campi se le nostre case non saranno inferiori alla terra vergine che hanno sostituito.
Lo dobbiamo ai vermi e agli alberi se gli edifici che li coprono sopravvivranno come promesse delle forme
più elevate e più intelligenti di felicità”.

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I Vigili del Fuoco come forze di Polizia

I Vigili del Fuoco come forze di Polizia



Vincono la causa col Sindacato CONAPO 30mila Euro l'indennita' a venti Vigili del Fuoco.
E' questa l'indennita' consegnata ad Aprile 2011 ad una ventina dei vigili dell fuoco che con il sindacato autonomo CONAPO avevano fatto ricorso.I Vigili del Fuoco si erano rivolti al tribunale perche' venisse riconosciuta l'indennita' di Pubblica Sicurezza .Causa poi vinta.
Ma i tempi della giustizia hanno allungato l'applicazione dell'indennita' ,causando una perdita economica per i Vigili del Fuoco.
Il CONAPO ha fatto ricorso per ottenere i soldi che sarebbero spettati ai Vigili del Fuoco se non ci fossero state lungaggini giudiziarie.
In tutta Italia ,spiga il segretario Nazionale CONAPO Antonio Brizzi ,abbiamo ottenuto un milione e 600mila euro .Ora lo stesso sta portando avanti una battaglia per equiparare gli stipendi dei Vigili del Fuoco a quelli delle altre forze di pubblica sicurezza ,ora anche di 700 euro inferiori. 


La prima acqua minerale a Impatto Zero

La prima acqua minerale a Impatto Zero



Ferrarelle,in collaborazione con LifeGate e' la prima acqua minerale a impatto zero.
Nel parco Sorgenti di Riardo, dal maggio 2009, e' attivo il piu' grande impianto fotovoltaico privato del centro-sud Italia,5000 pannelli che consentono un risparmio di 770 tonnellate l'anno di anidride carbonica emesse in atmosfera.
Tutti gli impianti di imbottigliamento sono stati rinnovati dal 2007, con nuove linee ad alta efficienza tecnologica che hanno permesso di ridurre il consumo energetico,rispetto alle vecchie attrezzature ,consentendo cosi' la realizzazione di contenitori di alta qualita' con un ridotto utilizzo di plastica .La conversione delle centrali termiche ad olio combustibile in alimentazione a metano ha permesso di ridurre l'impatto inquinante in atmosfera.
Su tutta la filiera di imbottigliamento di Ferrarelle SpA arrivano a recuperare  e far riciclare oltre il 90% dei materiali industriali di sfrido.
E da quest'anno un nuovo primato nella protezione dell'ambiente :Ferrarelle SpA sta realizzando un ambizioso piano di rivalorizzazione del Parco delle sorgenti Ferrarelle ,un'area verde di oltre 130 ettari ,dove la natura crea nel sottosuolo la naturale effervescenza di Ferrarelle .
Questo progetto si avvale della collaborazione di un partner di eccezione nella tutela dei beni ambientali ,il Fai ,Fondo Ambiente Italiano ,grazie al quale stanno lavorando per garantire un ecosistema unico ,dove proteggere alcune tradizioni agricole mediterranee ed effettuare un restauro conservativo delle masserie che si trovano all'interno del parco sorgenti.
Una volta completato il progetto il sito sara' aperto al pubblico per visite guidate.

Ciliegie Ferrovia di Puglia




Ciliegie ferrovia di Puglia


                   Ciliegie ferrovia di Puglia

Coltivate nella cosi' detta "terra dell'oro rosso" e in particolare nelle terre di Conversano ,le ciliegie di Puglia ,in dialetto "cerase" sono da sempre chiamate "ciliegie ferrovia" perche' qualcuno dice che ,anticamente ,venivano coltivate ai lati delle ferrovie ,negli scampoli di terreno disponibili .In realta' sono cosi' chiamate perche' venivano spedite per ferrovia e,nonostante i tempi di trasporto di intere settimane ,giugevano a destinazione sempre intatte e gustose ,come se fossero state appena raccolte .Sono ciliegie dure,callose,grosse ,rosse,succose e si staccano dal piccolo solo con uno scatto di forza ,tanto vi sono benm attaccate.Si raccolgono tra Aprile e Maggio.

Le ciliegie oltre ad essere ricche di vitamine A-B1 e B, contengono anche proteine e sali minerali di potassio, calcio, magnesio, ferro, fosforo.

Esse sono anche ricche di zuccheri ma con un minimo apporto calorico: 38 calorie ogni 100 grammi, ideali quindi per una dieta ipocalorica.

Tradizionalmente questo frutto e' consigliato anche a chi soffre di reumatismi e, per le vitamine che contiene, ai bambini e agli adolescenti.