domenica 24 gennaio 2016

Il micro eolico


  • Arriva sui tetti il micro eolico 

Arriva sui tetti il micro eolico che si monta come i LEGO

(Rinnovabili.it) – Arriva dalla Germania, e più precisamente dalla società tedesca di design EMAMIDESIGN, l’ultima novità in fatto di micro eolico per i tetti domestici. Premiato all’ultima edizione del celebre premio Red Dot Design Award e selezionato dal Green Product Award, la micro turbina “made in Germany” colpisce innanzitutto per l’originale design; Windflock, questo il nome del piccolo aerogeneratore, è stato studiato appositamente per sfruttare in maniera innovativa l’energia del vento adattandosi con semplicità alla struttura edilizia e fornendo un prodotto di facile istallazione. L’impianto si basa su una struttura modulare: i designer hanno pensato ad un sistema aperto e flessibile, costituito da piccolissimi generatori eolici a tre pale e ad asse orizzontale, da incastrare tra loro come mattoncini LEGO fino a formare una sorta di “filo spinato eolico”. 

Sul sito della EMAMIDESIGN non è fornito alcun dato tecnico della turbina, ma viste le dimensioni davvero ridotte è ovvio che ogni unità abbia una potenza nominale ben al di sotto dei 10 kW di potenza nominale. Il sistema tridimensionale però, può essere, in teoria, modificato per rispondere a qualsiasi tipo di forma o volume richiesto dagli utenti, aumentando di conseguenza anche la potenza complessiva fino a soddisfare le necessità richieste.
Dalla progettazione alla produzione commerciale potrebbe però passare molto tempo. Il micro eolico, infatti, rappresenta ancora oggi un settore di nicchia, dalle potenzialità perlopiù ancora sconosciute. Solo nell’ultimo anno qualcosa si è mosso: Italia nella prima metà del 2014 il comparto eolico di piccole dimensioni (mini e micro) ha vissuto una crescita importante di installazioni superando i 16 MW, circa il 58% in più rispetto agli ultimi 6 mesi del 2013. Ma analizzando i dati più da vicino si scopre che sul fronte dell’eolico domestico la strada percorsa è davvero poca: per le turbine tra 1 e 6 kW di potenza il mercato 2014 ha registrato una vera e propria stasi.

Come recupera facilmente le foto dalla scheda SD


Le foto delle vacanze si sono appena cancellate dalla tua scheda di memoria e sei nella disperazione più totale? Aspetta prima di lanciare la fotocamera dalla finestra, primo perché non è lei la vera responsabile e in secondo luogo perché potrai provare a recuperare le foto eliminate con una procedura aperta a tutti, anche a chi non ha molta dimestichezza con il computer. Il segreto è presto detto: quando cancelli qualcosa da un archivio digitale in realtà rendi lo spazio disponibile e i dati non vengono persi finché non si sovrascrive con qualcosa di nuovo. Primo passo, dunque, non scattare nuove foto, secondo passo… leggi la prossima pagina.

In caso di scheda SD contenuta su fotocamere, videocamere o affini, puoi utilizzare facilmente il tuocomputer. Non importa se dotato di sistema operativo WindowsMacOSX oppure Linux. È necessario scaricare un programma multipiattaforma chiamato PhotoREC, che è gratuito e si installa in un attimo. Una volta lanciato si deve seguire la semplice procedura che consente di rilevare la natura della formattazione della scheda e poi, in seguito, recuperare il cancellato. Come? Si deve cliccare suFile Formats andando a selezionare tra i formati JPG, PNG e RAW e poi cliccare su BROWSE , selezionare la cartella dove copiare i file che sono stati cancellati e il gioco è fatto.

In caso di microSD ad esempio contenuta su smartphone e tablet Android potrai scaricare l’applicazione DiskDigger che è gratuita e si trova sul market Google Play. Il funzionamento è del tutto simile: si apre il programma, si indica la schedina e si parte con il recupero dei file cancellati. Tutto qui. Buona pesca miracolosa dei contenuti eliminati.


Tante idee per aprire un franchising


I Settori del Franchising

Il Franchising ti consente di metterti in proprio e diventare un imprenditore di successo nel modo più semplice possibile. Mettersi in proprio è sempre più semplice con la formula del Franchising, ed i continui studi statistici e di settore dimostrano che questa tipologia di business è in continua espansione nonostante la crisi economica.
In questa sezione potrai ricercare la migliore offerta Franchising nel settore che ti piacerebbe lavorare. Ogni Franchisor ha una pagina dedicata contenente una scheda dettagliata dove si trovano tutte le informazioni sull’Azienda e sull’offerta ai Franchisee come ad esempio l’investimento da sostenere.
I vari metodi di ricerca del portale ti permettono di trovare il franchisor ideale per te. Hai la possibilità di cercare per settoreper marchioper investimentoche sei disposto a sostenere, ed il nostro motore di ricerca interno restituirà una lista di tutti i franchisor che rispettano i criteri selezionati. Da ogni pagina dei Franchisor hai a disposizione un Form che invia una richiesta informazioni senza impegno direttamente all’Azienda e sarete contattati al più presto per ricevere tutte le informazioni necessaria ad aprire un punto vendita. 

Al seguente indirizzo troverete tanti settori su cui investire  http://www.lavoroefranchising.com

Un vero record per un Italiano che parla 11 lingue.



Italiano, 35 anni, parla 11 lingue: ecco i suoi trucchi

Questo articolo è pensato per chi ha il sogno di diventare multilingue. Luca Lampariello rivela in che modo è riuscito a trovare la motivazione per imparare 11 lingue e consiglia a tutti di... iniziare senza indugi!

Incontrare qualcuno che parla fluentemente tante lingue provoca, in genere, un certo disorientamento. Il multilinguismo è considerata una cosa fantastica e -quasi- impossibile da raggiungere, soprattutto quando le lingue supplementari vengono imparate in età matura. Sono totalmente d’accordo quando sento dire che parlare tante lingue è bellissimo… ma avrei da obiettare sulla sua presunta difficoltà.
Mi chiamo Luca Lampariello e oggi vi propongo un percorso alternativo rispetto alla strada che tutti conosciamo bene: non vi parlerò di come ho imparato 11 lingue, bensì delle ragioni che mi hanno spinto a farlo. I veterani vi diranno che la motivazione è fondamentale… macome si fa a trovare la motivazione e mantenerla viva nel tempo?
Imparare le lingue non si significa trascorrere le ore con il capo chino sui libri. Significa viaggiare in posti meravigliosi, incontrare persone interessanti, assaggiare cibi deliziosi e scoprire un po’ più di se stessi. La mia motivazione deriva da queste esperienze, possibili solamente grazie all’apprendimento delle lingue.
"Sono totalmente d’accordo quando sento dire che parlare tante lingue è bellissimo… ma avrei da obiettare sulla sua presunta difficoltà."
Imparare l'inglese Inglese

La lezione imparata: le lingue non possono essere insegnate, possono solo essere imparate. Avere qualcuno che vi aiuta nel processo è molto utile. Trovate una guida, non un insegnante.
Quando avevo dieci anni, nel 1991, l’inglese era già la lingua internazionale per eccellenza e il suo studio era obbligatorio. All’inizio ho fatto fatica. L’insegnante non mi piaceva, le spiegazioni sulla grammatica mi confondevano e il materiale era monotono. Pensavo che non ce l’avrei mai fatta.
Poi i miei genitori hanno assunto un’insegnante privata. Io avevo tredici anni e lei era semplicemente fantastica. Non mi ha semplicemente insegnato la lingua… me l’ha fatta scoprire. Mi ha messo sulla strada giusta verso l’apprendimento e, ancora più importante, l’amore per la lingua. Ho iniziato a leggere moltissimi libri in inglese.

Mia zia mi regalò "The Hardy Boys" per il mio compleanno… e a quel punto la strada era spianata. Leggere libri e guardare film in lingua originale ogni giorno e conversare con la mia insegnante una volta alla settimana per due anni, hanno funzionato a meraviglia. A 15 anni ero fluente in inglese e avevo addirittura un accento americano. Ho scritto un articolo nel mio blog che spiega come l’ho imparato.
"Imparare è un tesoro che segue il suo possessore ovunque" (Proverbio cinese)
Imparare il francese Francese

La lezione imparata: un idioma è una porta che si apre su un mondo tutto da esplorare. Abbassate la guardia e innamoratevi della lingua, del paese, di una persona oppure addirittura del cibo. Non c’è motivazione più efficace!
Ho iniziato a imparare il francese più o meno nello stesso periodo dell’inglese, incontrando le medesime difficoltà. Tutto è cambiato all’età di 14 anni, quando ho scoperto che potevo guardare la televisione in francese. Ho iniziato a guardarla per due ore dopo cena e… a 15 anni ero già fluente.
Qualche ora di televisione al giorno ha funzionato di più di tre anni di scuole medie.
Nel 2010, poi, mi sono trasferito a Parigi e vivere lì per tre anni, mi ha aiutato a scoprire sempre di più la cultura francese: storia, tradizioni, barzellette, riferimenti culturali e il rispetto per l’orgoglio francese riguardo cucina e lingua.
"Se parlate a un uomo in una lingua che capisce, quello che dite finirà nella sua testa. Se, invece, gli parlerete nella sua lingua nativa, quello che dite finirà nel suo cuore" (Nelson Mandela)
Imparare il tedesco Tedesco

La lezione imparata: nel momento in cui trovate un metodo che vi piace, potete iniziare da soli a imparare qualsiasi lingua. Non esiste metodo migliore. Trovate qualcosa che funziona e, soprattutto, sperimentate!
Il tedesco è stata la prima lingua che ho iniziato a imparare da solo. Non mi ricordo esattamente perché l’ho fatto… ricordo solo che non avevo idea di come fare. Per un paio di mesi, ho utilizzato una vecchia grammatica polverosa che avevo trovato nella libreria di mia nonna. Le lettere gotiche riempivano le pagine e mi imploravano di imparare concetti grammaticali vuoti. E, ben presto, ho perso l’entusiasmo.

Poi, ho visto una pubblicità in televisione che parlava di corsi a puntate da comprare in edicola… ed è stato così che ho inventato il mio metodo: una tecnica speciale per assorbire le strutture di base di ogni lingua in un modo leggero, naturale e divertente.
Il metodo è arrivato in modo organico e mi sono immediatamente reso conto che funzionava molto bene su di me. Dopo averlo utilizzato per un anno e mezzo, ho incontrato un gruppo di tedeschi in vacanza. Mi ricorderò per sempre la loro faccia mentre mi chiedevano ripetutamente e disorientati: “Wie kannst du so gut Deutsch?!” (Come mai parli così bene il tedesco?).
Questa reazione e la connessione privilegiata che avevo con loro sono state la benzina che ha fomentato la mia passione per perfezionare il mio tedesco. Da quel momento in poi, ho iniziato a leggere senza sosta. La lingua è diventata una parte integrante della mia vita.
"La lingua è la mappa di una cultura. Ti spiega da dove vengono le persone e dove stanno andando" (Rita Mae Brown)
Imparare lo spagnolo Spagnolo

La lezione imparata: imparare le lingue offre una nuova e più profonda visione della propria lingua nativa. Se volete imparare una lingua simile alla vostra, iniziate subito a parlarla. È molto più facile di quanto voi possiate immaginare.
Spagnolo e italiano sono come due sorelle: diverse ma allo stesso tempo molto simili. Uno dei luoghi comuni più diffusi in Italia è che lo spagnolo sia facile e che, per parlarlo, sia sufficiente aggiungere qualche "s" alla fine delle parole italiane. La struttura generale delle due lingue è simile ma ci sono alcune differenze sostanziali rispetto alla pronuncia, all’intonazione e all’uso idiomatico.
Nel 2007, ero a Barcellona per uno scambio studentesco. Anche se ero immerso in un ambiente quasi totalmente catalano, vivevo con una ragazza spagnola di Malaga e uscivo spesso con altre persone spagnole. La lingua si è semplicemente trasmessa.
Da quel momento, lo spagnolo è entrato a far parte di me.
"Quelli che non sanno nulla delle lingue straniere, non sanno nulla di se stessi" (Johann Wolfgang von Goethe)
Impara l'olandese Olandese

La lezione imparata: non esistono lingue inutili. Prima o poi vi serviranno quindi non lasciate che gli altri decidano quello che volete imparare. Lasciatevi guidare dai vostri interessi e convinzioni.
Ho incontrato Lotte, una ragazza olandese, in un campeggio nel nord della Sardegna. Lei parlava poco l’inglese e ben presto ci siamo entrambi resi conto che non riuscivamo a comunicare. Ci siamo divertiti molto assieme eppure c’era sempre qualcosa che mancava e che mi assillava.
Per questo motivo, ho deciso di imparare l’olandese. Lotte ed io ci siamo persi di vista ma la lingua è rimasta con me. La gente insisteva, dicendomi che l’olandese era una lingua inutile da imparare -gli olandesi parlano tutti inglese- ma io continuavo anche leggendo i libri e i giornali che i miei amici mi portavano dall’Olanda. Sapevo che prima o poi la lingua mi sarebbe servita e avevo ragione.
Ora parlo olandese tutti i giorni con il mio coinquilino. Parlare e migliorare l’olandese è diventato facile e interessante. La vecchia credenza che sostiene che tu debba trasferirti in un paese per impararne la lingua è semplicemente sbagliata.
"Impara tutto quello che puoi da chiunque: arriverà un giorno in cui sarai grato di averlo fatto" (Sarah Caldwell)
Imparare lo svedese Svedese

La lezione imparata: iniziate a lavorare sulla vostra pronuncia fin dall’inizio per evitare di sviluppare cattive abitudini. Siate flessibile. Se una lingua si distingue per le sue caratteristiche peculiari, allora lavorateci fin dall’inizio.
Stavo pensando da un po’ di imparare una lingua scandinava, quando la mia ragazza italiana di allora mi regalò un corso di svedese per il compleanno. Lo svedese mi sembrava incredibilmente musicale a causa della sua particolare intonazione, ma all’inizio ho incontrato qualche difficoltà.
Nel 2004, mi sono recato a Stoccolma per la prima volta e mi sono subito innamorato della cultura.
Ho parlato svedese soprattutto con i norvegesi, ho guardato film e letto libri -soprattutto gialli, visto che gli scandinavi sono così bravi a scriverli.
E la cosa più bella di tutte? Se parli svedese, la maggior parte degli scandinavi ti capirà e tu avrai accesso a una cultura e a un modo di pensare davvero affascinanti.
"Conoscere un’altra lingua è come avere una seconda anima" (Carlo Magno)
Imparare il russo Russo

La lezione imparata: quando state per lasciar perdere con una lingua, cercate qualcosa che possa ravvivare il vostro desiderio di imparare. Visitate il paese, incontrate qualcuno, guardate un film, caricate un video su YouTube. Qualsiasi cosa va bene.
Dopo le lingue romanze e germaniche, volevo provare qualcosa di nuovo. Il russo mi sembrava esotico, ricco, elegante e complesso in modo intrigante. Pensare in russo significava risolvere un dilemma matematico in ogni frase. Continuavo a stupirmi e a chiedermi come i russi potessero farcela ogni giorno. Nessuno mi stava aiutando e dopo 8 mesi avevo iniziato a pensare che forse si era trattato di un errore. Non avevo fatto molti progressi. Per tre anni non ho fatto molto e poi ho deciso di postare un video su YouTube nel quale parlavo russo.
La risposta mi ha lasciato attonito. In nessuno dei miei sogni mi ero immaginato che così tante persone potessero lasciare commenti entusiasti. I russi pensano che la loro lingua sia difficile e inaccessibile, quindi quando sentono che qualcuno pronuncia qualche frase, esplodono di gioia. Dopo questo esperimento, ho continuato a parlare russo con regolarità e piano piano, mi sono orientato nel labirinto della grammatica.
"Imparare è un tesoro che segue il suo possessore ovunque" (Proverbio cinese)
Imparare il portoghese Portoghese

La lezione imparata: se organizzate bene il vostro tempo e la vostra energia, potete imparare due lingue allo stesso tempo.
Ho iniziato a imparare il portoghese europeo nello stesso esatto momento in cui ho cominciato lo studio del cinese mandarino e, non avendo mai studiato due lingue nello stesso momento, mi sono dato delle regole precise.
Il portoghese, così come lo spagnolo, è arrivato in modo molto naturale. Mi sono concentrato sulla pronuncia, che può essere complicata. Le vocali senza accento vengono pronunciate appena e le frasi a volte sembrano un susseguirsi ininterrotto di consonanti. Come conseguenza, il portoghese può suonare simile al russo per le orecchie inesperte. Spesso mi chiedono perché ho scelto il portoghese europeo invece di quello brasiliano che è più diffuso.La verità è che spesso non sono io a scegliere le lingue ma sono loro a scegliere me.
"La lingua è il sangue dell’anima nel quale i pensieri corrono e crescono" (Oliver Wendell Holmes)
Imparare il polacco Polacco

La lezione imparata: i viaggi sono le migliori motivazioni. Viaggiate più che potete, quando potete. Molte porte si apriranno e voi sarete ancora più motivati.
Ho visitato la Polonia nel 2012 per la seconda volta nella mia vita e mi sono semplicemente innamorato del paese e delle persone. Oltre a utilizzare la mia tecnica di traduzione bilingue, ho iniziato a parlare fin da subito, organizzando degli incontri settimanali con Michal, un ragazzo polacco incontrato nell’estate del 2012.
Consiglio vivamente questo approccio, soprattutto se avete intenzione di imparare una lingua slava e ne parlate già una. Anche se il russo e il polacco sono piuttosto diversi, la struttura generale è più o meno la stessa, e conoscerne una aiuta moltissimo l’apprendimento dell’altra.
Dopo un anno, ero piuttosto fluente e ho creato un video in YouTube assieme a Michal a proposito di una visita in Polonia. Il video è stato notato, un giornalista mi ha intervistato esono addirittura finito alla tivù polacca.
"Sapere una lingua ti mette in un corridoio. Saperne due apre tutte le porte che trovi sulla strada" (Ludwig Wittgenstein)

Cinese Mandarino

La lezione imparata: non lasciatevi intimidire dalla reputazione di una lingua.
Avevo sentito che il cinese era molto difficile, ecco perché non avevo mai provato ad impararlo. Spinto dall’inaspettato successo dei miei primi video di YouTube, ero in cerca di una nuova sfida. Ho iniziato a modo mio ma ben presto mi sono trovato di fronte a nuove sfide.
Se qualcuno vi dice che il cinese è impossibile da imparare da soli, come ho sentito dire, vi assicuro che non è assolutamente vero. Ci sono molti aspetti complicati ma alcuni anche molto semplici e gratificanti. Se sapete come affrontare i toni e i caratteri cinesi, a lungo andare questa lingua non è molto più difficile delle altre e la soddisfazione finale di riuscire a parlarlo è immensa. Entrerete in contatto con una cultura incredibile, inoltre i cinesi sono piacevolmente sorpresi quando qualcuno parla bene la loro lingua.
"I limiti della mia lingua sono i limiti del mio mondo" (Ludwig Wittgenstein)

Giapponese

La lezione imparata: alcune lingue hanno delle caratteristiche del tutto nuove, quindi dovete essere flessibili e adattare il vostro metodo alla lingua. Se il vostro metodo non funziona, cambiatelo! Non smettete. Non rinunciate.
Quando ho iniziato a studiare il giapponese, volevo una nuova sfida ma non mi sarei mai immaginato che sarebbe stato così difficile. Non ero in grado neanche di costruire delle semplici frasi perché la struttura è totalmente diversa da quella di qualsiasi altra lingua che io abbia mai imparato.
All’inizio pensavo che il problema fosse temporaneo e che potesse essere risolto parlando regolarmente, ma non era questo il caso. Il giapponese è ancora la mia più grande sfida ma penso proprio che ce la farò. Ho solo bisogno di adattare il mio approccio e vivere il linguaggio.
"Una lingua diversa è una diversa visione della vita" (Federico Fellini)

Conclusione

Scoprire un metodo per imparare le lingue straniere è stata, senza dubbio, una delle cose più belle che mi sia mai capitata.
Imparare le lingue è un’esperienza fantastica e non ci sono riuscito trascorrendo le ore a casa a guardare le declinazioni dei verbi, bensì uscendo e vivendo.
Parlare molte lingue non è e non deve essere una performance intellettuale. È un atto d’amore verso se stessi e gli altri che aiuta a scoprire la straordinaria diversità della natura umana e le molteplici sfaccettature della tua personalità.
A quelli che mi chiedono perché mi piace così tanto imparare le lingue, rispondo: "Non vivo per imparare le lingue, imparo le lingue per vivere una vita migliore".

Un vero record, per i prossimi anni,di veicoli elettrici


 Il mercato dei veicoli elettrici si sta espandendo ben oltre il segmento delle auto ed è destinato a crescere a velocità «folle» nel prossimo decennio. Lo annuncia un nuovo rapporto pubblicato da IDTechEx Research. La società di analisi studiato in dettaglio trend e opportunità per l’elettromobilità per il periodo 2016-2026. Ha concluso  che nei prossimi 10 anni verrà creato un mercato da 500 miliardi di dollari, grazie al fatto che l’elettrificazione innerverà quasi ogni ramo del settore trasporti.
«Batterie, supercondensatori, accumulo di energia, ricarica wireless, elettronica di potenza e di elettronica strutturale sono in evoluzione, e le innovazioni si trovano più comunemente in veicoli quali barche e aerei, più che nelle auto – sostiene IDTechEx – Tutto ciò sta spingendo i progressi del mercato nel suo complesso».

Atteso un boom dei veicoli elettrici nei prossimi 10 anni 3

Secondo il rapporto, il mercato dell’auto elettrica continuerà ad espandersi rapidamente, ma vi sono buone notizie anche per quanto riguarda i veicoli elettrici industriali e commerciali. Ad esempio, gli autobus ibridi ed elettrici dovrebbero vivere un boom che porterà il settore a un valore complessivo sopra i 72 miliardi di dollari entro il 2025. Questo perché gli analisti prevedono che un numero di città sempre crescente passerà a flotte mezzi pubblici a zero emissioni.
Una crescita tra il 20 e il 65% l’anno, da qui al 2026, dovrebbe invece interessare gli EV per l’edilizia e l’agricoltura, i micro EV, le imbarcazioni industriali e i droni.
«Il mercato dei veicoli industriali elettrici è già grande, perché – spiegano gli estensori del rapporto – per legge, i carrelli elevatori devono essere elettrici quando utilizzati in spazi chiusi. In questo settore vi resta una piccola possibilità di crescita, ma all’aperto quasi tutto il movimento terra e i veicoli da sollevamento utilizzano il motore a combustione interna. Tutto ciò sta per cambiare radicalmente, perché le versioni ibride riducono i costi di gestione e l’esposizione agli aumenti di prezzo dei combustibili fossili».

Non fate studiare musica ai Vostri figli solo per scopi economici !!!!!



L'Italia è il paese col maggior numero di conservatori e col più basso numero di orchestre stabili. Nei locali si suona gratis o per pochi euro. Risparmiategli queste sofferenze.


Francesco Redig de Campos www.musicasignificata.net 

Non fate studiare musica ai vostri figli. Non ne vale la pena. Se lo fate per il denaro, per la fama, insisto, è un consiglio spassionato: lasciate perdere. Avreste speso i vostri soldi per le lezioni, per i software, per costosissimi strumenti, assolutamente per nulla. E' il peggior investimento che possiate fare, quindi non fatelo. Vi ritroverete con dei figli frustrati, incapaci di misurarsi col mondo del lavoro: troppo artisti per i tecnici, troppo tecnici per gli artisti.
Se lo fate per il prestigio men che meno. Non esiste categoria più bistrattata dagli impresari (ai quali bisogna cedere una parte dei propri guadagni per essere chiamati a lavorare), dai direttori di studio, dai produttori. Per non parlare dei padroni di casa, dai direttori di banca, dai proprietari di una concessionaria di auto:
"che mestiere fa lei?"
"il musicista"
"ah... e poi?"
E poi niente testa di cazzo! Ho studiato all' incirca vent' anni (il doppio di un neuro chirurgo, il quadruplo di un pilota d' aviazione civile) di cui dieci in conservatorio, ho registrato dischi, fatto televisione, suonato dal vivo per decine di migliaia di persone... te che cazzo fai oltre a stare seduto dietro quella scrivania a rifilare alla gente prodotti finanziari truffaldini, metri quadrati "commerciali" o auto "in ottime condizioni"?

Vi descriveranno come artistoidi, ipersensibili, sognatori, sconclusionati, eccentrici o al limite con un qualsiasi segno zodiacale "acquario, audace!". Lo volete così vostro figlio? Perché fargli questa cattiveria? Tanto ve lo dico subito: il lavoro (di musicista intendo) non lo trova.
Passerà anni uscendo la sera, conoscendo gente, bevendo alcolici, facendo jam session gratis per entrare nelle grazie di qualche gestore di locale che gli farà fare qualche serata per pochi soldi.
O nel caso della musica classica starà a leccare il culo a qualche professore portando il caffè o sostituendolo con gli allievi principianti a lezione quando quest'ultimo andrà a prendere il caffè (senza portarglielo) sperando che il "mentore" lo possa aiutare in qualche concorso o che gli passi un lavoro quando gliene capita uno migliore.
Insomma un bel "vaffanculo" al mondo dell' arte, al conservatorio, alle notti in bianco passate a studiare i contrappuntisti fiamminghi, alle tendiniti per preparare il concorso per il Teatro Regio di Parma, allo stile, al linguaggio, all' analisi della partitura, alla settima che risolve per grado congiunto.

E così: c' è un matrimonio da fare in tre però i soldi sono pochi perché se no chiama il piano barista con le basi? Andiamo.
C'è un attore che vuole fare un recital di canzoni anni trenta? Eccomi.
C'è una cantante che un tempo era la corista di Caterina Caselli che vorrebbe rifare in chiave jazz Battisti (e tu hai sempre odiato Battisti)? Ci penso io a mettere su un gruppo.
Vivo in Italia il paese del mondo col maggior numero di conservatori e col più basso numero di orchestre stabili. Il mio diploma del conservatorio non l' ho mai neanche ritirato (tanto al massimo avrei potuto appenderlo al cesso). Non dico che in Italia non ci siano bravi musicisti, ma solo che a pochi è permesso dimostrarlo.Che ne è di tutti quelli che, a parità di qualità creativa, non sono mai riusciti a fare un concerto neanche al pub sotto casa perché non garantiscono un adeguato numero di prenotazioni?
Che ne è di quelli che dopo anni di umiliazioni mollano tutto e vanno a fare gli assicuratori?

Rido quando sento la lagna degli architetti che si lamentano che non lavorano. Idioti! Ringraziate il cielo che avrete sempre una cascina da demolire, un abuso edilizio da mascherare, dei sanitari da spostare per creare una camera per il bambino. Voi almeno vendete qualcosa che può servire.
Perché un gestore dovrebbe pagare un gruppo che suona se può ottenere un risultato molto più soddisfacente, con molti meno fastidi e spese, semplicemente mettendo una playlist dal suo lettore mp3?
La musica una volta era una merce preziosa, per ascoltarla dovevi prendere la carrozza o chiamare dei musicisti, condividere il tuo spazio e il tuo tempo con gli esecutori. Poi con l' avvento del supporto fonografico (il disco) abbiamo sentito la musica di artisti che altrimenti avremmo impiegato decenni per conoscere, ma nel contempo abbiamo cominciato a considerarla meno preziosa: bastava mettere un disco e in casa avevamo Louis, Duke, Charlie, Thelonious, Frank, Jerry Lee, i Beatles, Jimi, gli Zep che ci facevano compagnia mentre stavamo con gli amici, studiavamo o lavavamo i piatti; ma nel contempo abbiamo cominciato a prestarle meno attenzione, a darla per scontato, non dovevamo più fare silenzio per ascoltarla.

Fateci caso: ogni volta che un disco viene presentato alla stampa, il giornalista di turno gli chiede sempre: "di che parla questa canzone?" Ma (come diceva Shoenberg) la musica esprime quello che a parole non si può dire. Da ciò si evince che in Italia una canzone è fatto all' sessanta percento dalle parole, al venti dal look dell' artista (solo nel caso sia già affermato potrà vestirsi come gli pare), da un quindici di marketing. Agli arrangiamenti, alle note suonate spetta si e no un cinque percento da condividere con la fonica.

Ora nell'epoca degli Mp3, dei software pirata, dello streaming, possiamo avere più musica di quella che potremmo ascoltare in tutta la vita. Chiunque con un po' di applicazione può produrre un disco in casa sua, solo che non c' è più nessuno in grado di ascoltarlo (e quando ascoltare intendo proprio ascoltare le note, apprezzare gli arrangiamenti, godere delle ore necessarie per trovare il giusto suono della cassa, non metterlo su e leggere il giornale, fare le telefonate agli amici, preparare la lista della spesa), al massimo se avrà molta fortuna un brano verrà programmato, dietro lauto compenso, dai network nazionali per poi finire sulla playlist di una tredicenne che lo ascolterà da quegli assurdi altoparlanti di un telefonino camminando mano nella mano con l' amica del cuore.

Però c'è una cosa che voglio aggiungere: la musica guarisce. Si avete capito bene la musica guarisce, e non parlo di guarire dalla malinconia, della tristezza o dalle angosce quotidiane, ma di sciatalgie, lombalgie, dolori di stomaco, influenza e quant' altro. Non c' è musicista che dovendo andare a suonare nella marchetta più ignobile, nel pub più fetido o nel matrimonio più volgare con l' ulcera, la schiena incastrata o 39 di febbre, al termine del concerto (per qualche insondabile legge dell' universo) non si sia sentito meglio.

Quindi "venghino siòre e siòri lo spettacolo d' arte varia ha inizio" e anche se nessuno ascolterà il vostro pargolo diventato uomo, la musica potrà essere per lui un buon modo per evitare di avere a che fare con un servizio sanitario nazionale che corre veloce verso la privatizzazione.

martedì 6 ottobre 2015

La rete ferroviaria Europea proibisce la crescita del Sud




L’immagine che campeggia a supporto di quest’articolo è fin troppo eloquente. L’Europa è imbrigliata in una fitta ragnatela, un reticolo di linee che si srotolano sulla terra ferma, quasi a soffocare in una morsa opprimente ogni più esigua superficie vuota. Ebbene questo astruso groviglio di venuzze rappresenta l’infrastruttura ferroviaria europea, le linee, per dirla in breve, dove circolano i treni viaggiatori e merci. In questi ultimi tempi, soprattutto nell’ambito meridionalista, si è parlato molto delle difficoltà “tecniche” che avrebbe un ipotetico passeggero per raggiungere un qualsiasi paese del Sud Italia che non sia Napoli o Salerno. Le tempistiche rilevate sono talvolta sconcertanti, al punto da far nascere il dubbio nel viaggiatore se sia meglio utilizzare il convoglio ferroviario o il classico calesse con cavallo.
Una problematica questa che bene evidenzia lo stato “coloniale” in cui versa il meridione, ma che tende a nasconderne un’altra, a mio avviso, ben più importante. L’immagine mostra chiaramente come sia esigua e poco radicata la ferrovia al sud, limitata ad appena due monconi paralleli (nel senso che non si incontrano proprio mai, o quasi), tratti striminziti colorati talvolta di glicine, talaltra di arancione e così via. Ebbene, è proprio questa differenza di tinte a determinare il mancato sviluppo del Sud. I colori rappresentano infatti le differenti “capacità” delle linee ferroviarie di trasportare merci, in sostanza, sono l’indicatore di quanto un territorio possa industrializzarsi. E’ superfluo sottolineare come tali capacità siano ridotte all’osso nel meridione, così come appare logico che un industriale non si sognerebbe mai di investire in un territorio nel quale le merci non possono circolare.
E’ chiaro dunque che con le attuali caratteristiche infrastrutturali, il Sud Italia non ha alcuna possibilità di competere né con l’Italia né tantomeno con il resto d’Europa, relegato a un ruolo marginale nell’economia nazionale per la sua ponderata impotenza di fare industria.
Come abbiamo recepito dalle recenti decisioni del governo, in particolare nell’abnorme sproporzione degli investimenti ferroviari (98,8% al Centro-Nord contro l’1,2% del Sud), il Meridione è stato produttivamente tagliato fuori dall’Europa che conta, un mercato che prevede nel prossimo futuro di spostare sempre più traffico merci dalla ruota alla rotaia. L’Unione Europea ha infatti previsto di spostare entro il 2030, dalla strada alla ferrovia o al mare almeno il 30% del traffico merci, e almeno il 50% nel 2050. Cifre altissime considerando i dati odierni che vedono il trasporto su strada dominatore incontrastato (attualmente in Italia il traffico su rotaia si attesterebbe sotto al 5%).
E’ facile intuire come il Sud sia ormai un paziente in fin di vita e in attesa dell’agognata redenzione. I dati sono infatti sconvolgenti, prendiamo ad esempio alcune caratteristiche fondamentali per fare treni merci: la sagoma e la lunghezza.
Per sagoma si intende le dimensioni massime del complesso carro-container rispetto alle caratteristiche morfologiche del tratto di linea, mentre la lunghezza di un treno dipende dalle particolarità dell’infrastruttura.  Le carenze infrastrutturali che già oggi impediscono lo sviluppo e lo scambio commerciale del Sud con il resto dell’Europa rimarranno tali anche nel prossimo futuro. In sostanza, non è possibile trasportare merci su ferrovia al Sud perché queste non passerebbero per le gallerie, per non parlare della Sicilia che è strutturalmente indietro di 50 anni.
Considerando che lo stretto di Messina è il tratto di mare più attraversato da camion in Europa, e che il porto di Gioia Tauro, il più grande porto container italiano, si apre al Mediterraneo intero come un approdo naturale per le navi provenienti dal raddoppiato canale di Suez (per non parlare dello scalo di Marcianise), il potenziale per uno sviluppo commerciale ci sarebbe tutto. E’ come trapiantare un grosso albero secolare in una pianura fertile e abbondante e poi recidergli le radici.
Senza nessuna pretesa ulteriore, una riflessione sorge spontanea: se al posto dell’irrisorio 1,2%, avessero destinato al Sud il 30% (quanto territorialmente meriterebbe, o quasi) di quei quattro miliardi e ottocentocinquantanove milioni di euro finanziati dallo Sblocca Italia (quindi anche dalle regioni del Sud) forse la situazione sarebbe almeno migliorata, consentendo al meridione di arrancare almeno per qualche tempo.
Ma evidentemente il Sud è destinato a restare fuori dall’Europa.

venerdì 25 settembre 2015

Perché Steve Jobs non lasciava usare l’iPad ai suoi figli ????



Un articolo pubblicato sul New York Times ha rivelato che il fondatore dell’Apple, Steve Jobs, insieme ad altri dirigenti di società tecnologiche, limitava ai propri figli l’utilizzo di dispositivi elettronici fino a proibirli.
Secondo il  giornale, in una delle sue interviste, Jobs affermò che i suoi figli non avrebbero utilizzato, una delle sue creazioni più popolari, l’ iPad . “Cerchiamo di ridurre al limite la quantità di  tecnologia  che i nostri figli possono usare a casa”, ha detto il fondatore del colosso informatico.
L’articolo rivela che un numero significativo di amministratori delegati di aziende tecnologiche, come  Jobs, vivono secondo regole del tutto diverse da quelle suggerite alla popolazione americana, dalle loro stesse aziende.
Anche, il CEO della 3D Robotics, azienda produttrice di droni, Chris Anderson, ha il controllo totale sull’utilizzo di qualsiasi “gadget” dei suoi figli. Spiega questa sua scelta educativa perché ha vissuto “in prima persona i pericoli della tecnologia”. “Non voglio che i miei figli passino la stessa cosa” ha confessato.
Il fondatore di Twitter, Blogger e Medium, Evan Williams, e sua moglie, Sara Williams, per esempio, hanno regalato ai loro due bambini centinaia di libri che possono leggere quando vogliono invece che un iPad.
Walter Isaacson, l’autore di “Steve Jobs”, afferma: “Ogni sera Steve faceva in modo di fare cena nel grande tavolo lungo nella loro cucina, discutendo di libri e storia e una varietà di cose. Nessuno ha mai tirato fuori un iPad o un computer. I bambini non sembrano richiedere per niente di tutti questi dispositivi. ”
Secondo diversi studi clinici, l’utilizzo continuativo di dispositivi elettronici da parte dei bambini può portare a un aumento dei disturbi della vista e del sonno. Inoltre, i ricercatori ritengono che le frequenze wireless per la connessione a internet usate dall’iPad e da altri tablet possano rappresentare potenziali rischi per la salute ed essere cancerogene.
Questi dispositivi possono causare una diminuzione degli scambi tra il nucleo e la membrana cellulare, riducendo poco a poco la differenza di potenziale elettrico della cellula, causando così un malfunzionamento che può generare disfunzioni e malattie. Spesso infatti un luogo, reso insalubre dalla presenza di antenne per la telefonia mobile, di impianto elettrico e di cellulari ha effetti biologici negativi sulla vita della persona, ne perturbano l’energia e l’equilibrio individuale, provocando intolleranze e danni alla salute psicofisica e indebolendola nella sua totalità o funzioni di essa, anche solo in determinati periodi.
Tra gli influssi nocivi più comunemente si notano malesseri di pertinenza neuropsicologica come sonno inquieto con frequenti risvegli e incubi, sonno non soddisfacente con sensazione di stanchezza o bassa energia mattutina, risveglio difficile e lungo, insonnia perniciosa, mancanza di concentrazione, stanchezza cronica, ricorrente mal di testa e di schiena, disturbi della colonna vertebrale, depressione atipica, inquietudine non spiegabile, sterilità, tachicardia ed ipertensione essenziale, manifestazioni patologiche, senza accertate cause organiche, da sistema immunitario debilitato, emicranie resistenti alle terapie ufficiali frequentemente associate a irritabilità, brividi ed invecchiamento della pelle. Ciò avviene, con amplia variabilità individuale,in base alla sensibilità personale (più esposti sono i bambini e le donne), al livello di soglia di vulnerabilità allo stress e alla somma dei campi elettromagnetici negativi presenti nell’ambiente circostante.

Insegnare a tuo figlio la resilienza



“Voglio quella macchinina!!!”
“No, niente macchinina!”
“Sì!”
“No!”
“Sììììììììììììì!”
“E va bene…vuoi la macchinina? Te la compro”.
Tuo figlio al supermercato vuole una macchinina da 2 € e dopo il tuo no comincia a fare una scenata. Cedi per evitarla e gliela compri. Ecco, in questo modo non gli stai insegnando la resilienza.
Che cos’è la resilienza?
È, in breve, la capacità di reagire alle difficoltà e alle sfide della vita, trasformandole in opportunità e andando avanti nonostante le delusioni e le frustrazioni. Si tratta di una risorsa indispensabile, insieme all’autostima, per crescere affrontando la vita a testa alta.
Una persona dotata di resilienza è una persona più felice. Vorresti aiutare tuo figlio a diventarlo?
In questo bell’articolo ho trovato ben 25 idee per farlo, nella vita di tutti i giorni. Scopriamole insieme:
1. Dai a tuo figlio la possibilità di provare a fare nuove cose, anche se ti sembra che siano troppo difficili per lui, dall’arrampicarsi al parco giochi all’aprire un barattolo.
2. Incoraggialo a rendersi utile agli altri e a “servirli”, per esempio dando ad altri bambini la precedenza quando c’è del cibo da condividere.
3. Fai in modo che tuo figlio impari ad aspettare con pazienza il suo turno, al ristorante o alle giostre per esempio, senza avere nulla con cui intrattenersi (tablet, videogiochi, cibo…)
4. Fai capire a tuo figlio che è molto meglio prendere buone decisioni che avranno effetto a lungo termine, anche se non sono le più semplici; per esempio mangiare cibo sano, anche se si impiega più tempo a prepararlo.
5. Non dare a tuo figlio qualsiasi cosa lui desideri – giocattolo, cibo, vestiti – soltanto perché “ce l’hanno tutti”.
6. Insegna a tuo figlio che le cose materiali sono soltanto “cose” e che non soddisfano il nostro desiderio di felicità. Incoraggialo, per esempio, a regalare periodicamente alcune delle sue cose ad associazioni benefiche.
7. Dagli modo di aiutare i bambini più piccoli di lui e di intrattenerli, per esempio sfogliando con loro un libro e mostrandogli le figure.
8. Insegna a tuo figlio ad affrontare le difficoltà e gli ostacoli, non a evitarli. Ripetigli ad esempio frasi come “Passerà anche questa” o “Le sfide ti rendono più forte”.
9. Fai in modo che tuo figlio mantenga un atteggiamento positivo verso i suoi impegni e i compiti scolastici, trovando un modo divertente di affrontarli.
10. Insegna a tuo figlio ad aspettare il pasto principale, senza mangiare snack in continuazione.
11. Raccomanda a tuo figlio di essere paziente quando il fratellino lo disturba nei suoi giochi, dimostrandogli che le relazioni sono più importanti delle cose.
12. Aiutalo a esercitare l‘autocontrollo riguardo all’uso degli strumenti elettronici, dimostrandogli che anche tu ne limiti l’uso a determinati momenti.
13. Permetti a tuo figlio di affrontare le diverse condizioni climatiche vestendosi in modo adeguato, invece di fuggirle.
14. Resisti alla tentazione di accorrere subito in aiuto di tuo figlio quando ha difficoltà nel fare qualcosa, per esempio vestirsi o mangiare. Lascialo provare da solo.
15. Insegna a tuo figlio a non interrompere gli altri quando parlano e a rispettare il proprio turno.
16. Offri a tuo figlio molte occasioni per condividere le sue cose e il suo cibo con gli altri, insegnandogli a essere generoso.
17. Fai vivere a tuo figlio nuove esperienze che lo facciano uscire dalla sua “zona di comfort”, per esempio giocare con bambini che parlano un’altra lingua o assaggiare nuovi piatti.
18. Non cedere quando hai fissato un limite importante, riguardo per esempio alla quantità di tempo da trascorrere davanti alla tv, al tablet o a quanti biscotti mangiare.
19. Quando tuo figlio ha bisogno di trovare qualcosa, lascia che lo cerchi.
20. Insegna a tuo figlio il prima possibile a prendersi cura dei suoi abiti, dividendoli, mettendoli a posto, lavandoli a mano e stendendoli.
21. Incoraggia tuo figlio a fare del suo meglio a scuola, anche quando questo richiede qualche sacrificio.
22. Esigi che tuo figlio si prenda le sue responsabilità e svolga i suoi doveri, come rifare il letto, fare il bagno, dar da mangiare agli animali domestici, lavarsi i denti.
23. Insegnagli ad essere grato per ciò che ha e a trarre il meglio da ogni situazione.
24. Lascia che tuo figlio viva in pieno i propri sentimenti, anche quando sono dolorosi o difficili da sopportare, ripetendogli anche frasi come “Ogni sfida mi rende più forte”, “Dopo la tempesta arriva sempre il sereno”. Non sminuire mai le sue emozioni, ma aiutalo a riconoscerle e affrontarle.
25. Fai in modo che tuo figlio possa apprezzare maggiormente la sua vita incoraggiandolo afare volontariato per associazioni benefiche, in cui possa rendersi conto che esistono persone che non hanno il suo stesso stile di vita.
Naturalmente, ogni bambino è unico e avrà bisogno di diversi strumenti, in tempi diversi, per imparare ad affrontare in modo efficace la vita e le sue sfide. Trovare un equilibrio tra il proteggerlo e il renderlo autonomo è un dovere di tutti i genitori, e un diritto per ogni bambino.

Il 35enne Benedict per 6 mesi lavora duramente e per il resto dell’anno viaggia in bicicletta in tutto il mondo.

Odia lavorare, così abbandona la carriera per girare il mondo in bici

USA : Il 35enne Benedict per 6 mesi lavora duramente e per il resto dell’anno viaggia in bicicletta in tutto il mondo.
Ha una visione propria della vita e di come gli esseri umani dovrebbero viverla
Secondo lui non è umano 
lavorare per 40 ore a settimana.
Dopo la laurea ha iniziato subito a lavorare come pescatore professionista, sportivo e guida turistica in una località dello stato del Connecticut. vicino alla metropoli di New York.
Ma dopo 15 anni ha deciso di cambiare drasticamente il suo tran tran quotidiano:ha ridotto i suoi bisogno primari a poche borse e zaini, ha rinunciato a possedere un’automobile e non vive nello stesso posto per più di 6 mesi.
Durante questo periodo lavora ininterrottamente per mettersi da parte quel che basta per vivere il resto dell’anno spostandosi in bicicletta. Benedict infatti ha scelto un tipo di vita on the road, viaggiando in bicicletta per tutti gli Stati Uniti e anche all’estero lavorando qua e là. Si è fatto conoscere sul web come Ultra Romance pubblicando su Instagram tutte le sue avventure ed il suo profilo è seguitissimo perché rappresenta un ideale che chiunque vorrebbe mettere in pratica ma non può, non riesce o non vuole. Ultra Romance invece riesce a vivere con non più di 10 dollari al giorno.
Quello che c’è in gioco ha molto più valore del denaro o di condizioni atmosferiche avverse:
La ricerca di se stessi 
e di una motivazione per stare al mondo.
Al di là della filosofia o del richiamo della natura, Benedict afferma senza vergogna che odia lavorare.
Prima di cambiare vita lavorava tutta la settimana in un ufficio e negli ultimi anni stava diventando soffocante. Ha cominciato a vedere le cose da un punto di vista più semplicistico ed il primo passo da fare è stato lasciare il lavoro stressante. Da allora ha lasciato perdere scartoffie o bollette anche se ha mantenuto il conto in banca che usa per comprare o vendere biciclette online.
All’università ha studiato storia e antropologia e una volta laureatosi ha cercato di diventare insegnante o personal trainer, ma affacciandosi a ciò che poteva diventare ha realizzato che fidanzarsi, mettere su casa, occuparsi della famiglia non faceva per lui. 
Riviste di bicicletta l’hanno intervistato facendolo diventare un simbolo per gli appassionati di questo sport: Ultra Romance ha raccontato di quanto gli piaccia viaggiare da solo ma anche in compagnia. Lo scorso anno dice che ha dormito all’aperto soltanto 14 notti mentre le altre ha fatto campeggio.
Trova molto appagante la vita che conduce adesso in giro per il mondo, le fotografie sono le stesse che pubblica online e a chiunque le osservi dalla scrivania del proprio ufficio fanno sicuramente venire l’acquolina alla bocca: si vede Benedict mentre pedala con splendidi paesaggi alle spalle, mentre ammira tramonti o albe in riva ai fiumi.
Ed è tutto ciò di cui ha bisogno: andare in bicicletta e fare campeggio. Ecco cosa risponde a quando i giornalisti gli chiedono cosa significhi per lui vivere dando un senso a tutto.